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Oltre il silenzio: l’Alzheimer in Italia pesa su un milione di malati e tre milioni di famiglie

16.09.2025
Sigot

A cura della Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio (SIGOT)

Il 21 settembre il mondo intero celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Alzheimer’s Disease International. È un appuntamento che non può ridursi a un rituale: dietro questa data si nasconde la realtà di oltre 55 milioni di persone nel mondo che vivono con una forma di demenza. In Italia si stima che siano oltre 1,1 milioni, di cui circa il 50–60% con diagnosi di Alzheimer.

Ma la malattia non riguarda solo i pazienti. Attorno a ciascuno di loro c’è almeno un familiare che si trasforma in caregiver informale: parliamo di circa 3 milioni di italiani coinvolti quotidianamente nella cura. Figli, coniugi, fratelli che rinunciano al lavoro, alla vita sociale, alla propria salute per assistere chi amano. Studi internazionali dimostrano che il 40% dei caregiver sviluppa sintomi di ansia o depressione, e che molti di loro si ammalano a loro volta di patologie croniche per stress, isolamento e mancanza di sostegno.

Lo stigma e il silenzio

L’Alzheimer non è soltanto perdita di memoria: è anche perdita di dignità sociale. Molte famiglie vivono la diagnosi come una condanna da nascondere. Lo stigma isola, emargina, amplifica la sofferenza. Eppure, la demenza rappresenta la settima causa di morte a livello globale e assorbe in Italia circa 15 miliardi di euro l’anno tra spese dirette e indirette, un peso economico enorme che ricade quasi interamente sulle famiglie.

Le cure che mancano

Oggi nel nostro Paese le strutture di sostegno sono poche, frammentate e distribuite in modo diseguale. I servizi psicologici per caregiver sono quasi assenti. Troppo spesso la diagnosi precoce non viene intercettata, e la gestione rimane affidata al coraggio solitario delle famiglie.

Il futuro possibile

Il futuro dell’Alzheimer non può limitarsi alla speranza nei farmaci innovativi. Dobbiamo puntare su:

  • diagnosi precoce e reti territoriali dedicate, con centri cognitivi diffusi;
  • prevenzione attraverso stili di vita sani, attività fisica, alimentazione equilibrata e stimolazione cognitiva;
  • comunità dementia-friendly, in grado di accogliere e non isolare;
  • supporto psicologico e servizi domiciliari strutturati per i caregiver.

L’appello

Come Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio lanciamo un appello: non dimentichiamo chi dimentica, ma nemmeno chi cura. L’Alzheimer non è solo una malattia medica: è un problema sociale, culturale ed economico che riguarda tutti noi.

Un Paese che si definisce civile deve misurarsi sulla capacità di proteggere i suoi cittadini più fragili. La sfida dell’Alzheimer non si vince nell’isolamento delle famiglie, ma con la forza di una comunità che sceglie di non lasciare nessuno indietro.