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Nuova ricerca su Nature Medicine: Alzheimer: esame del sangue potrebbe rivelare la malattia 16 anni prima della comparsa dei sintomi

31.01.2019
Sigot

Un esame del sangue potrebbe rivelare la presenza di un danno cerebrale molto precoce nei soggetti destinati a sviluppare demenza di Alzheimer. Lo suggerisce uno studio condotto a quattro mani dalla Washington University School of Medicine di St. Louis (Usa) e dal Centro tedesco di Malattie Neurodegenerative di Tübingen (Germania). I risultati di questa ricerca, pubblicati su Nature Medicine, suggeriscono tra l’altro che questo esame potrebbe essere utilizzato anche in altre patologie neurologiche, quali sclerosi multipla, trauma cranico, ictus.

Un esame del sangue insomma che potrebbe essere incorporato all’interno di uno screening neurologico presso strutture neurologiche specializzate. “Abbiamo validato questo test – spiega uno degli autori dello studio, Brian Gordon, professore associato di radiologia presso il Mallinckrodt Institute of Radiology della Washington University – su soggetti con morbo di Alzheimer poiché sappiamo che il cervello di questi pazienti va incontro a notevole neurodegenerazione, ma questo marcatore non è affatto specifico dell’Alzheimer. Livelli elevati di questa proteina sono presenti in diversi tipi di patologie e di danni neurologici.

Il test in questione misura le catene leggere del neurofilamento, una proteina strutturale presente nello ‘scheletro’ dei neuroni. Quando i neuroni vengono danneggiati, da una patologia neurodegenerativa o da un trauma, la proteina fuoriesce dai neuroni, passa nel liquor e da qui arriva in circolo. Elevati livelli ematici di neurofilamento sono ad esempio presenti anche nei pazienti con demenza a corpi di Lewy e con malattia di Huntington; le concentrazioni di questo biomarcatore si impennano rapidamente nei soggetti con sclerosi multipla durante i periodi di flare-up, come anche negli sportivi che abbiano subito un trauma cranico.

Fonte: Alzheimer: esame del sangue potrebbe rivelare la malattia 16 anni prima della comparsa dei sintomi. La ricerca su Nature Medicine - Quotidiano Sanità